giovedì 10 maggio 2012

Adolescenza



L’adolescenza è un momento di vita unico e irripetibile, dove l’individuo è bersagliato da una così grande quantità di richieste e di stimoli da parte del mondo esterno che risulta difficile infatti definire con criteri univoci questa fase del ciclo vitale a causa delle mille peculiarità relative alle differenze sociali, di genere ed individuali. 
È possibile tuttavia evidenziare delle tendenze di comportamenti ed atteggiamenti, che presuppongono uno sviluppo personale nuovo rispetto alle fasi precedenti. 


TRA BAMBINO E ADULTO 

Spesso si sente dire che “l’adolescente non è ne carne né pesce…” ad indicare che non è più bambino ma non è nemmeno ancora adulto. 
A livello intrapsichico, mentre il bambino presenta una struttura mentale rivolta all’esplorazione del mondo esteriore e le sue curiosità si soddisfano per la maggior parte nel presente e nel concreto, l’adolescente, invece, è ora capace di concentrarsi sulla sua vita interiore. Il reale diventa possibile, gli orizzonti si allargano e nello stesso tempo il "certo" diventa "incerto", questo fa sì che gli interrogativi a cui dar risposta siano molti ed urgenti. La percezione del mondo adulto che, sino a quel momento, era stata fonte di sicurezza e di appoggio, trova nuove valenze. Il ragazzo comincia a percepire alcuni comportamenti dei genitori come lacunosi e comincia a pensare che forse essi non hanno tutte le risposte. Quelle che prima erano le figure di riferimento, ora invece diventano figure da confutare e mettere in discussione. L’adolescente ha l’esigenza di mettere in discussione tutto e tutti. Spesso vive il rapporto con gli adulti in modo competitivo e sfidante: critica i loro comportamenti, sente che lui farà scelte diverse e migliori. Gli adulti possono cominciare ad essere visti come detentori di potere, coloro che impongono regole scomode e faticose. 


LO SVILUPPO FISICO

I cambiamenti fisici hanno rilevanza ad ogni età. Durante questa fase i cambiamenti sono molto rapidi e vistosi, quindi fortemente risonanti nell’adolescente. La sensazione sperimentata dal ragazzo è quella di perdere un importante schema di riferimento presente fino a quel momento. 
Gli aspetti maggiormente visibili sono l’altezza, il peso, la dimensione di certe parti del corpo, le proporzioni. Questi sono strettamente correlati alla questione del confronto con i coetanei e possono influire sull’autostima. 
Il fatto di essere precoce o tardivo nel proprio sviluppo fisico ha un suo peso nella formazione della personalità. Come accade anche nel restante regno animale, i maschi più sviluppati (soprattutto relativamente alla comparsa dei caratteri sessuali secondari) e più forti, risultano spesso più popolari e meglio integrati nell’ambiente, elementi che hanno dei risvolti sociali tendenti a potenziare l’autostima e la sicurezza personale. 

I ragazzi con sembianze che ricordano ancora fortemente la fase precedente, ovvero glabri, con scarso tono muscolare, con un look infantile…, possono invece essere presi di mira e rischiare di diventare vittime di bullismo nel contesto scolastico e amicale. È probabile che non sia tanto l’amico ad essere rifiutato quanto invece il fatto di rivedere in lui la propria fase precedente, a causa di un complesso fenomeno di rispecchiamento. In ogni caso il diverso ritmo di crescita rischia di relegare il ragazzo in una posizione di subordinazione psicologica che potrebbe divenire tratto stabile della sua personalità. 


Nel caso delle ragazze il fenomeno è per certi versi opposto. Lo sviluppo precoce rappresenta la condizione “pericolosa e da evitare”, per la quale l’atteggiamento del mondo adulto, nonché dei compagni maschi, cambia. Le ragazze vengono trattate da giovani donne, quando lo sviluppo emotivo correlato a questo nuovo status è ben lontano dall’essere compiuto. Spesso per loro è molto più desiderabile rimanere nella fase di preadolescente che è fonte di sicurezza, che rientra in un mondo già conosciuto e non prevede tutti questi risvolti relazionali nuovi, imbarazzanti e carichi di fantasie. A volte succede che l’obiettivo di “bloccare la crescita” sia perseguito così intensamente dalle ragazze da tentare qualsiasi strada, anche quella di ridurre le proprie forme, quasi annullandole, nascondendole, attraverso condotte alimentari che rischiano di diventare pericolose o assumendo atteggiamenti “da maschiaccio” per rifiutare l’evoluzione del proprio corpo verso forme più pronunciate e femminili.. 


LO SVILUPPO SESSUALE

Nelle ragazze
La sessualità durante l’adolescenza cambia in modo importante. 
La pubertà è una fase dell'adolescenza nella quale si completa la maturazione sessuale e si evidenziano in modo definitivo i caratteri sessuali secondari. Nelle femmine è più precoce che nei ragazzi, avviene intorno ai 10-11 anni, con la comparsa della prima mestruazione (menarca), la crescita delle mammelle, la comparsa dei peli del pube, l'arrotondamento dei fianchi e la distribuzione del grasso corporeo. 
Il corpo femminile deve fare i conti con l’arrivo delle mestruazioni e questo evento può essere vissuto con reazioni di rifiuto o negazione, la ragazza può sperimentare vissuti di vergogna e e cercare di nascondere quello che le sta succedendo, visto come qualcosa di sporco o disonorevole. In altri casi il menarca si manifesta nel momento in cui l’adolescente ha raggiunto un grado di maturità psicologica consona e viene accolto come un segno, a volte lungamente atteso, di progresso verso la conquista dell’autonomia. 

Nei ragazzi
Lo sviluppo sessuale nei maschi è più ritardato e più lungo di quello delle femmine. Esistono ampie variazioni individuali, ma in genere avviene intorno ai 12-13 anni. Uno dei primi segni è l'ingrossamento dello scroto e dei testicoli, l’aumento del pene è successivo. Appaiono peli più grossi, arricciati e sparsi sul pube, arrivano le prime eiaculazioni, compare l'acne e la traspirazione ascellare, più tardi compare la peluria facciale e il cambiamento della voce.
Molti giovani adolescenti hanno i primi contatti con la pratica della masturbazione, attività sessuale piuttosto normale a questa età, ma spesso vissuta con forte ansietà a causa di atteggiamenti sociali eccessivamente moralisti o pratiche che hanno uno scopo aggregativo in conflitto con i valori personali del ragazzo. Oggi per esempio sembra molto diffusa tra gli adolescenti la pratica masturbatoria via internet, veicolata da una webcam, all’interno di alcuni social network che permettono, in modo discutibile, l’incontro virtuale con l’altro sesso o con alcuni aspetti della propria sessualità. Spesso questo fenomeno è legato anche al disturbo da dipendenza da internet.


Durante questa fase del ciclo vitale cambia anche l’incontro con l’altro sesso, evento capace di scatenare ansie e timori; non è infrequente la paura di essere rifiutati. L’esperienza eterosessuale in alcuni casi può costituire una dolorosa delusione. Essa può essere vissuta come una semplice soddisfazione fisica non accompagnata da fiducia e tenerezza e potrebbe generare delusione anziché integrare. Quando ciò accade, tende a rafforzare la dipendenza dal gruppo di compagni dello stesso sesso. In altre parole l’attaccamento a persone dello stesso sesso funge a protezione contro la paventata intimità eterosessuale. 


LO SVILUPPO INTELLETTUALE

In questo periodo avvengono importanti modificazioni anche sul piano del funzionamento mentale. Secondo Piaget, nell’arco di tempo compreso tra gli 11 e i 14 anni, si verificano dei progressi nello sviluppo intellettuale tali da mutare il pensiero concreto, proprio della fanciullezza, in pensiero ipotetico-deduttivo cioè astratto, proprio della mentalità adulta. Questo significa che il ragazzo impara a tener conto non solo delle situazioni e degli avvenimenti direttamente percepibili, ma anche di quelli possibili. 
Il gusto dell’adolescente per l’introspezione, la sua propensione alla discussione, la tendenza a costruire o ad accettare energicamente ideologie innovatrici, corrispondono alla maturata capacità di operare anche su dati espressivi e linguistici.
A differenza del bambino, l’adolescente non si limita ad accettare nozioni e relazioni che gli vengono offerte dal suo ambiente familiare e dal mondo adulto più in generale, ma elabora, mette in discussione, guarda al possibile, si lascia affascinare da teorie, filosofie, approfondisce temi e argomenti, abbraccia correnti di pensiero che hanno anche una funzione aggregante. 


L’ADOLESCENTE E IL GRUPPO 

Il gruppo si costituisce nell’adolescenza come uno spazio di confronto e rispecchiamento, con sue regole specifiche spesso in opposizione a quelle del mondo degli adulti.
Possiamo idealmente suddividere in due fasi il modo di relazionarsi con il gruppo da parte dell’adolescente: 
- la prima fase, che si stabilizza all’incirca tra gli 10 e 14 anni, vede la costruzione di gruppi "omosessuali" nel senso che l’altro, dello stesso sesso, rappresenta lo specchio di sé. Il ragazzo si identifica nel gruppo e il gruppo rappresenta la proiezione di quello che sente di essere. L’essere parte del gruppo aiuta a superare le angosce relative alla propria identità sessuale attraverso una chiara distinzione dei sessi. All’altro gruppo, costituito da individui di sesso opposto, si tende ad attribuire caratteristiche negative o indesiderabili, quasi con atteggiamento paranoide.
- la seconda fase è quella del gruppo adolescenziale "eterosessuale". Si tratta generalmente di un gruppo in cui ognuno si sente libero di esprimere anche alcuni aspetti caratteristici della propria personalità perché comunque condivide con gli altri dei valori comuni e aggreganti. Dal momento che il gruppo rappresenta un elemento così importante nella vita di un giovane, davanti ad un rifiuto subito, a volte il ragazzo non si sente ben inserito o accettato all’interno del gruppo di pari e in questi casi possono svilupparsi disagi e disturbi più o meno seri che potrebbero portare a stati d’ ansia specifici come l’ansia sociale o stati depressivi. 

Dal momento che il periodo adolescenziale, caratterizzato da ricerca, sperimentazione, formazione di propri valori.... può essere ricco di conquiste ma anche di imprevisti, è molto importante che i genitori assumano una funzione vigilante ma non oppressiva, tutelando comunque il rispetto delle regole familiari seppur adattate al momento di transizione dei propri figli. Spesso, tanto per i genitori, quanto per i figli, non è semplice riuscire a comunicare in questa fase di grandi cambiamenti e, molto frequentemente, il clima familiare è saturo di tensione e conflittualità da cui sembra difficile uscire. In questi casi, soprattutto se sono presenti dei comportamenti che destano preoccupazione, richiedere una consulenza familiare, una terapia familiare o una consulenza di coppia o terapia di coppia, potrebbe risultare molto vantaggioso per arrivare a soluzioni che ripristinino l'equilibrio familiare.



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